Un poliziotto impazzisce dopo aver visto saltare in aria moglie e figlio, dalle fiamme sorge un vendicatore spietato il cui unico scopo è punire i colpevoli. Film odiato dai fan diretto da Mark Goldblatt che pur essendo un discreto montatore (X-Men 3, Terminator 2, L'esorcista: The beginning...) difficilmente tornerà alla direzione. Eppure il film nonostante le sue gravi pecche stranamente non invecchia peggio di un comune filn d'azione con Van Damme ed anzi, al confronto con il The Punisher di Jonathan Hensleigh il film ne esce quasi vincitore. Ma spieghiamo meglio. Castle viene interpretato da Dolph Lundgren un attore le cui performance non riescono mai a superare la mediocrità (ma è anche indiscutibile che il gigante svedese viene sempre assoldato per recitare in prodotti terrificanti!) e la pellicola è costellata di personaggi bidimensionali: dall'insopportabile attore senzatetto che dovrebbe sostituire Microchip fino alla gelida Kim Miyori, riciclata in una versione stereotipata di capo Yakuza, tuttavia le immagini riescono a celare qualcosa delle pagine. Forse me ne vorrete per questo ma Lundgren, se avesse avuto il teschio sul petto, poteva funzionare. In fondo, il costume privato della macchia bianca trasforma automaticamente l'eroe del film nel protagonista di un action movie povero di mezzi. Questa è la pecca principale. E' stato incomprensibilmente sottratto all'immaginazione degli spettatori dell'epoca il Punitore (in Italia persino il nome hanno cambiato) e questo scatenò le furie dei fanatici, ma tra Thomas Jane completamente fuori ruolo e il Dolph "tispiezzoindue" non ci sono dubbi, il vincitore è il secondo.
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