Nel XIV secolo Cina e Corea sono sotto la dominazione dei Mongoli, la cui potenza sta tuttavia volgendo al tramonto. In questo scenario si muovono i due protagonisti della pellicola. Jinha, orfano di origini coreane allevato da un servitore, si trova a dover portare il fardello di legittimo successore dell'antica e potente arte del Segreto Celeste . Sullie è la figlia del perfido geneale cinese Taruga. I due ragazzi vengono cresciuti assieme e finiscono con l'innamorarsi ma giunti all'età adulta Taruga decide di dare la figlia in sposa al nobile Junkwang. Jinha completerà il suo percorso di guerriero e partirà alla ricerca dell'amata finendo per scoprire sconcertanti segreti sulle sue origini e sulla fine della sua famiglia... Tratto da un fumetto di Kim Hye-rin, datato 1997, Bichunmoo mescola con discreta padronanza il wuxiapian con il melodramma. Il primo paragone, dato l'intreccio, resta l'indimenticabile manga Hokuto no Ken. Il dolore e la solitudine di Jinha ricordano da vicino il percorso di sofferenza di Kenshiro, anche la lotta per riconquistare la sua amata rendono Bichunmoo una visione adatta per il pubblico che aveva amato di Ken il guerriero la trama più che la violenza. Il secondo paragone sono i film di ultima generazione realizzati dalla Cina ed Hong Kong tipo Hero o la Tigre e il dragone e le differenze sostanziali (che lo rendono un prodotto inferiore) sono tutte nella scenografia. I colori infatti risultano sbiaditi dando una sensazione di povertà. Non ci sono fasti nel bosco, teatro dei molti (e ripetitivi) duelli e seppure non si notino sbagli nelle coreografie degli stessi c'è da aggiungere che alla lunga stancano. Anche gli effetti della distruttiva Arte del Segreto Celeste si potevano realizzare meglio. Un film godibile che con alcuni piccoli accorgimenti poteva divenire un vero cult!
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