mercoledì 1 aprile 2009

Watchmen


Eccoci alla resa dei conti, abbiamo atteso un pò prima di recensirlo. Dovevamo pensare, confrontarci. Ci avevano spaventato, ci avevano dato tanti pareri sfavorevoli, ma alla fine, con le dita incrociate, siamo entrati in sala. Difficile non pensare a I dieci comandamenti poichè Watchmen rappresenta a tutti gli effetti una bibbia per coloro che leggono fumetti e dopo la sua uscita, il panorama, il pubblico ed il mercato dei comics sarebbe mutato per sempre; ma andiamo con ordine. Era il 1986 quando Miller e Gibbons fecero uscire il primo numero della miniserie edita dalla DC comics e sono serviti ben tredici anni per fare in modo che il cinema arrivasse al punto di comprendere sul serio il fumetto come esperienza. E' Frank Miller ad occuparsi di aprire la strada con il suo Sin City (favorito dall'esplosione della Marvel nelle sale), da quell'insolito esperimento siamo passati per 300 fino ad arrivare a Il Cavaliere oscuro. Il passo successivo, quello che porta fino a Watchmen era ovvio e breve. Ma come sempre accade, con Moore in mezzo alle parole, siamo alle prese con un testo complicato, ricco di citazioni ed omaggi ma anche totalmente nuovo, una metanarrazione che rende le calzamaglie talmente reali da riuscire ad infilare in poco tempo un manipolo di eroi invecchiati nell'olimpo dei grandi. Passiamo però alla pellicola. Si apre in pompa magna l'opera di Zac Snyder, si comincia con "Il comico" che muore e con dei titoli di testa davvero notevoli. Si gioca, come è giusto che sia, con la graphic novel. La si inserisce in un contesto, si cerca di sbrigare in poche sequenze ciò che il testo poteva fare nelle tante pagine dei suoi dodici numeri. Non è facile creare un background credibile per l'ucronìa dell'inglese ma questi titoli risolvono di buon grado il problema. Poi Rorschach comincia la sua indagine, i suoi metodi sono duri, terribili, per lui qualcuno sta attaccando le maschere, messe al bando dal governo poichè (concetto ripreso molto più tardi da Civil War) ingestibili. Il nostro antieroe avvisa gli altri, infatti "chi attacca uno di loro li attacca tutti". Ed abbiamo così la prima traccia, un noir con uno spietato mastino stile Hammett o Spillane, che vuole arrivare al sodo, il colpevole, senza fermarsi davanti a nulla. Ma il rude detective Non viene preso sul serio dagli altri membri del gruppo: Gufo Notturno, Ozymandias, Dr.Manhattan e Spettro di seta e così, Rorschach, si trova solo. Film complicatissimo da girare, Le vicende si sdoppiano, si intrecciano, ogni eroe è soltanto un uomo (Dr.Manhattan a parte!) e gli sbagli commessi sono molti. Attori semplicemente perfetti nei ruoli e per i ruoli. Snyder fa quello che conosce e quello che si può con le sue due ore e mezza. Molto mestiere per un film la cui fedeltà al testo è commovente in alcune sequenze e che purtroppo nel secondo tempo deve qualcosa alle scelte di produzione. Peccato (ad esempio) per il finale modificato che toglie senso alla presenza di Bubastis e per qualche modernizzazione nei costumi (un male che tocca tutti i supereroi cinematografici odierni!). Personalmente non ho digerito alcuni spunti della colonna sonora, con brani immortali troppo estranei al mutismo della carta, d'altra parte capisco che servivano per rafforzare il senso di realtà, seppure alternativa. L'operazione si muove in bilico per più della metà del film, quasi un miracolo e perde potenza verso il finale, ma non è questo il suo vero difetto. L'unico vero roblema di Watchmen è proprio il citazionismo di Moore. Rivedere sulla carta i vecchi eroi della Charlton Comics nei Minutemen, ritrovare gli elementi presenti nelle maggiori testate del genere come Capitan America, Batman, Capitan Atom, Blue Beetle, Black Canary rendeva l'enorme lavoro di Alan un compendio, una divina commedia dei supereroi. Ma è una sensazione che si può provare soltanto sfogliando la carta, fissando gli inchiostri colorati, le chine. Solo chi ha letto le vecchie pagine potrà comprendere le nuove ed è un affare che con il cinema non c'entra nulla. Non ci sarà nessuno in grado di ricostruire in due ore quel passato. Qualcuno diceva che sarebbe stato meglio girare Watchmen come una serie tv. Forse sarebbe stato più semplice recuperare quelle origini ed infilarle in qualche modo nelle sequenze, ma questo non avrebbe rispettato l'originale. Insomma: l'unicità di questa graphic novel non è solo la sua violenta innovazione bensì il rapporto che Alan Moore ha avuto con i fumetti e con i suoi lettori.

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