sabato 24 gennaio 2009

Faust: love of the damned

A volte accadono cose incomprensibili. Le critiche rivolte a Faust sono da annoverare tra questi eventi. Sul lavoro di Yuzna infatti pochi si sono espressi categoricamente e negativamente, dalle riviste di settore (Nocturno) o dai portali on-line (mymovies) la pellicola ne esce quasi dignitosamente. Stavolta è il pubblico che aveva eletto Yuzna ad autore di culto che si ribella, distruggendo ogni possibilità di redenzione del regista. Molti detrattori però non sanno che Faust: Love the damned non è la rivisitazione moderna del mito, reinterpretata e modernizzata dall'autore filippino, questo personaggio infatti nasce sulla carta creato da Tim Vigil e David Quinn edito dalla Northstar Comics. C'era dunque una via tracciata da altri e come sempre accade: le mancanze a livello di scrittura pesano molto sul lavoro finale. La forza dell'alter-ego di Jaspers John è la sua violenza, il personaggio infatti non è nulla di speciale e potrebbe ricordare Spawn, ma contiene elementi de Il Corvo e Batman (citato nell'immancabile planata dalla vetrata) per non citare Ghost Rider. La forza del fumetto stava nella sua violenza, elemento che avrebbe dovuto permettere a Brian Yuzna di folleggiare ed invece gira il suo film più indeciso, confuso tra i generi, con grandissime lacune di interpretazione da parte degli attori e di montaggio. Così, se la trama cita: La leggenda di Faust rivive nell'America urbana del ventunesimo secolo. John Jasper, un pittore di talento, viene aggredito da un gruppo di criminali che uccidono la donna che ama. Deciso a togliersi la vita John viene fermato da M., un inquietante individuo a capo della misteriosa setta "La Mano", che gli promette poteri illimitati in cambio della sua anima. Sarà sangue, violenza, vendetta… noi potremmo aggiungere che "sarà anche trash" nelle espressioni facciali di Mark Frost, nelle inquadrature scontate, nei tagli sbagliati tra le sequenze e nella scelta della pur buona colonna sonora (dai Type O’ Negative ai Sepoltura fino ai Machine Head!) utilizzata indegnamente, quasi come se un metallaro pazzo avesse sonorizzato il suo filmino splatter casalingo. Indegno e poco divertente, piccante nelle parti soft-core.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un film orrendo. Stronzata clamorosa che punta tutto sui nudi delle pornodive!