lunedì 24 novembre 2008

The Lone Ranger (1938)

Fu subito culto tra i giovani la prima serie di The Lone Ranger che nonostante le solite differenze con il fumetto (viene immediatamente svelata l'identità del cattivo!) riesce ad acquisire una dimensione propria grazie ad una solida regia. La trama è quella dei western tipici, il personaggio è un Cowboy sopravvissuto ad un pericoloso agguato da parte dei banditi che decide di passare la sua vita a combattere il male. Aiutato dal suo braccio destro Tonto (un pellerossa che lo aveva tratto in salvo nella pericolosa occasione) e a bordo del destriero Silver dovrà vedersela con Jeffries, che aveva trasformato il Texas nel suo regno personale di violenza.




domenica 23 novembre 2008

Tank Girl


Nel 2033, un disastro ecologico ha reso la Terra arida e desertica. L'acqua è il bene più prezioso e il Dipartimento delle Acque diretto dal diabolico Keslee se ne approfitta estendendo ovunque, incontrastato, il suo potere. Ma le cose cambiano quando Tank Girl e Jet Girl decidono che è ora di smetterla. Grande occasione mancata per Rachel Talalay che dopo Tank Girl viene definitivamente scaricata nel circuito televisivo. Eppure il cast c'era tutto: da una ispirata Lori Petty (che però non è somigliante, come si dice, alla folle protagonista del comics), Ice T, Una giovane Naomi Watts, Iggy Pop, il veterano Malcolm McDowell e nonostante questo non c'è stato nulla da fare. Era una trasposizione difficile da realizzare, sono troppi gli elementi che compongono il fumetto di Martin ed Hewlett e che lo rendono un perfetto ed irripetibile miscuglio di arte, musica, riferimenti (sub)culturali e politica. Fenomeno legato agli anni '90, alla musica grunge ma anche al britpop, all'alternative ma anche alla rave-generation. Un fenomeno legato al cyberpunk (che declina da quel punto...). Come sempre accade con le cose importanti Tank Girl riscrive una vera e propria estetica e ne diventa icona. Il fumetto racconta le avventure di una giovane soldatessa dell'esercito australiano. La ragazza combatte dall'interno la follia militarista ma alla fine fugge dall'esercito e comincia a vivere una strana accozzaglia di avventure che potrebbero ricordare Mad Max se non fosse che assieme al suo tank ogni cosa si fa onirica e lisergica e l'energia distruttiva della cara Rebecca (questo è il suo nome) è sempre pervasa da una straripante ironia. Nel film tutto questo compare in versione demenziale, l'unica cosa che resta è la sete di giustizia della nostra anarcopunk ma non basta a salvare una pellicola sconclusionata e tecnicamente debole nei suoi reparti (effetti, montaggio, scenografie). Forse un film d'animazione potrebbe cogliere quello che il cinema dal vero non riesce a vedere: l'essenza.

I Berretti verdi

Tratto dal romanzo di Robert Moore ma anche dalle striscie di Joe Kubert: Tales of the Green Beret, ecco un film che sfiora il trash intellettuale. Considerato l'unico film apertamente acritico ed interventista sulla guerra del Vietnam, interpretato con accorata partecipazione dal solito Wayne (che lo gira anche!), la pellicola racconta storie di guerra in un clima bellico portato all'esasperazione. La storia è divisa in tre parti: l'addestramento, la difesa di un fortilizio dall'attacco notturno dei Vietcong, un colpo di mano in una base nemica. L'attacco viene respinto a prezzo di dure perdite. Il colpo di mano ha successo, ma uno dei personaggi, un caporale, ci lascia le penne impalato in una trappola vietnamita. Tra propaganda, eroismi preconfezionati e le solite polemiche tra gli schieramenti politici possiamo dire che I berretti verdi resta un film di guerra antico e mediocre, penalizzato in partenza da un brutto testo.

mercoledì 19 novembre 2008

Catwoman


Dopo aver fatto scempio di Razzie Awards (peggior film, peggior regista, peggior attrice, peggior sceneggiatura) Catwoman finisce sul Cinema Mutante per essere giudicata. Anche questo è un film perfetto per capire cosa non bisogna fare quando si gira una trasposizione. 1) Non bisogna reinventare il personaggio senza basarsi sulle cose migliori che sono state scritte nei suoi anni cartacei. 2) Non bisogna inserire comprimari divertenti solo per compiacere il pubblico (che poi, si sa, in realtà li odia). 3) Bisogna cercare una storia universale da raccontare e non robaccia trita e ritrita sulla crudeltà delle multinazionali come in questo caso. Patience Phillips (interpretata da Halle Barry) è una donna come molte altre che lavora come disegnatrice di bozzetti per un'azienda di cosmetici. Inviata una sera dal suo capo ai laboratori della ditta, viene a sapere per caso che la crema ultima creazione dell'azienda, la Diulin, in realtà se non presa regolarmente distrugge la pelle, e può provocare anche la morte. Terrorizzata dalla scoperta, decide di scappare ma viene intercettata da due sentinelle a cui viene dato l'ordine di ucciderla chiudendola nei condotti di scarico dello stabilimento. Patience muore, ma il gatto dai poteri magici Midnight le ridona la vita, donandole con essa l'agilità, la forza, la resistenza e anche alcuni comportamenti dei gatti. Risvegliatasi, Patience non si accorge subito del cambiamento, ma cercando di ricordare l'accaduto ricorda del gatto che alita su i lei per risvegliarla. Così scopre dalla signora dove Midnight vive, che il gatto sceglie alcune donne che sono predestinate alla morte e dona loro dei poteri felini, trasformandole in Donne-Gatto. Cosciente dei suoi nuovi poteri è decisa a vendicarsi della ditta che l'ha uccisa. A causa di questa trama non si può neppure infierire sulla produzione. Infatti questa non è Selina Kyle (che anzi, compare tra le foto delle donne gatto, secondo l'interpretazione magnifica di Michelle Pfeiffer!) ma una seconda Catwoman che neppure vive a Gotham. Un personaggio ridicolo privo del potere evocativo dell'altra donna gatto. Ultimo appunto per Pitof, regista dagli intenti visionari che fallisce per la seconda volta. Forse è meglio che continui a sperimentare, aiutando i grandi Von trier, Jeunet o Wenders. C'è molto da imparare...

Zora la Vampira


Premesso che Zora la vampira prende dal fumetto di Renzo Barbieri soltanto il nome e che in Italia non siamo più avvezzi a realizzare le trasposizioni, possiamo dire che la Zora dei Manetti bros è un film riuscito male che però nasconde delle potenzialità. Rimasto colpito dalla visione consumistica della televisione italiana, un conte Dracula del terzo millennio decide di lasciare l'amata Transilvania per trasferirsi nel belpaese. Approdato su un cargo di clandestini, finisce per essere trattato come un normale extracomunitario, quindi spedito in un centro sociale romano. Dotatosi con difficoltà di un tetto sotto cui stare, Dracula incontra quasi subito l’incarnazione del suo eterno amore, la writer Zora. Sfortunatamente per il Principe dei Vampiri, i problemi non sono pochi: sulle sue tracce c'è il commissario Lombardi, mentre il suo fedele servitore ha diversi problemi con il permesso di soggiorno. Con citazioni tratte dai vari Dracula (e spicca su tutti quello della blaxploitation:Blacula!) fino ad arrivare agli horror più contemporanei come: Un lupo mannaro Americano a Londra, Zora la vampira cerca di riuscire nel difficile compito di giocare con i generi per creare un ibrido horror-comedy nostrano. I Manetti però non sono Landis e nonostante tante comparsate eccellenti Zora spesso scade nel trash involontario. Peccato, le idee in fondo c'erano, a cominciare dalla tossica-Renfield (interpretata però indecentemente) fino alla metafora del conte extracomunitario. Fuori luogo la presenza massiccia del rap di casa nostra, che invece di creare il background per lo svolgimento della storia inserisce un ulteriore genere nel calderone (il musicale!) creando confusione e spaccando il pubblico. Le parti con i live infatti, troppo prolisse, rallentano il ritmo mentre le battute e lo slang underground non sempre ricalcano con fedeltà la realtà che vorrebbero descrivere.

martedì 18 novembre 2008

Cutie Honey


Prendi una idol, falle vestire i panni de una delle eroine più celebri di Go Nagai, metti alla regia il creatore di serie memorabili come Evangelion o Le situazioni di lui e di lei e lascia che il Giappone faccia il resto. Ecco che cos'è Cutie Honey, un prodotto complesso da giudicare, fuori dalla portata degli occidentali, che trasuda manganime da ogni poro. Una colonna sonora che farebbe invidia ad Mtv ed i primi minuti che potrebbero aver influenzato i Wachowski per Speed Racer. Lo zio di Honey Kisaragi viene rapito da un brutto ceffo che dice di appartenere al clan Panther Claw e la ragazza si mette immediatamente sulle sue tracce. A corto di energia e di vestiti, prima è costretta a scorrazzare seminuda per la città in cerca di cibo con cui rifocillarsi. Una volta ripristinata l'energia riesce quindi a trasformarsi in Cutie Honey e quindi sfidare il cattivo Gold Claw. Quando la vittoria sembra a portata di mano, il malefico Gold Claw scappa con lo scienziato e Cutie Honey, con l'aiuto di Seiji Hayami e la poliziotta scontrosa Natsuko Aki, si rimette alla sua ricerca. Ma solo quando presso le loro abitazioni vengono consegnati degli inviti da parte di Panther Claw, i tre riescono a raggiungere il luogo del rapimento. Qui scoprono che Sister Jill, capo della banda, vuole utilizzare la tecnologia di Cutie Honey per ottenere la vita eterna. Infatti questa tecnologia è in grado di rivitalizzare qualsiasi organismo vivente. Cutie si vedrà costretta a sacrificarsi per amore dello zio e di Natsuko, usata come esca dai cattivi. Riuscirà l'amore a salvare la bellissima Cutie Honey? Decisamente diverso dai comics originali, il film contiene degli ottimi momenti dovuti ad Eriko Sato e ad una regia (Hideaki Anno) che sperimenta la fusione tra l'animazione ed il live action con risultati davvero interessanti. C'è pure la comparsata di Stan Le...ops, Go Nagai! Non che il film sia perfetto; diciamo che i limiti della pellicola sarebbero stati sorpassati con un budget maggiore perchè le idee per intrattenere ci sono tutte. Forse c'è una caduta nel finale, ma in un'opera del genere il lieto fine è d'obbligo!

domenica 16 novembre 2008

Serie: Batman (1943)

Serial di 15 episodi che porta per la prima volta al cinema (ne è stato tratto anche un film!) l'uomo pipistrello ed il suo compagno Robin, impegnati contro il perfido dottor Daka che durante la seconda guerra mondiale contrabbanda ai nazisti materiale radioattivo rubato all'esercito americano. Nonostante le atmosfere differiscano parecchio dal comics originale, questa serie dei lontani anni quaranta contiene innumerevoli elementi di quella più celebre degli anni sessanta. Alcuni celebri gadget non sono stati inventati (la Batmobile...) e ci sono delle ingenuità eppure il fascino noir di questo Batman in bianco e nero sopravvive ancora oggi.



venerdì 14 novembre 2008

Serie: Ace Drummond


Direttamente dalle storie scritte da Eddie Rickenbacker (un vero pilota dell'aviazione americana!) e disegnate da Clayton Knight nel 1934, ecco sopraggiungere due anni dopo questa serie di tredici episodi prodotta della Universal. Ace Drummond è un intrepido pilota delle linee aeree civili Super, coinvolto in intrighi spionistici e soprannominato "il cavaliere dell'aria", non si tira mai indietro quando si tratta di raddrizzare qualche torto (E' una specie di Steve Canyon ante litteram). Giovane spericolato, diventa famoso per l'incredibile tempestività dei suoi interventi, preferibilmente nell'Oriente misterioso, e per i calzoni alla zuava che indossa in ogni occasione. La serie non fu certo un trionfo, ma è difficile giudicare oggi. Si gusta per la presenza del grande Lon Chaney Jr. ma i grossi tagli fatti alla produzione e l'alternanza dei due registi coinvolti portarono a confusione e ritmi alterni che inflissero alla serie un'aura negativa.

Jenifer - Istinto assassino


Un poliziotto (interpretato da Steven Weber) salva una ragazza (Carrie Fleming) da un omicida che prova ad avvisarlo dell'errore. Guardandola in volto scopre che ha un'orribile malformazione. Nonostante ciò ci si affezionerà ed instaurerà un rapporto distruttivo dalle tragiche conseguenze. Quarto e controverso episodio della serie Masters of Horror basato sul comics di Bruce Jones che vede alla regia il nostro Dario Argento. Francamente non capisco le critiche rivolte alla puntata del maestro. Nonostante i suoi (possiamo dirlo) brutti lavori di questi anni Jenifer - Istinto assassino vanta una discreta realizzazione tecnica e qualche spunto interessante. In questo caso poi, è possibile confrontare in maniera diretta anche i lavori di altri grandi del genere ed Argento non ne esce certo sconfitto. Jenifer è un personaggio conturbante, inquieta per la sua malvagità e allo stesso tempo intenerisce. Ci sono anche delle citazioni da Phenomena. Insomma, una puntata che si lascia guardare, da affrontare con il giusto distacco critico e da valutare senza farsi influenzare dalle opinioni altrui.

Serie: Secret agent X-9 (1937)


Tratto dalle celebri storie di Alex Raymond, l'agente segreto X-9 è (in principio) un primordiale Punisher, un infaticabile e spietato segugio dedito allo sterminio dei gangster che gli avevano ucciso la famiglia. Sceneggiato nella prima serie (negli anni quaranta ve ne sarà una seconda!) dal grande scrittore Dashiell Hammett che tuttavia non riesce ad eguagliare il fascino e la durezza delle storie criminali che tanto avevano affascinato i lettori del fumetto. La prima serie è composta da dodici episodi.

mercoledì 5 novembre 2008

V per Vendetta


Nel 2019 la Gran Bretagna è stabilmente governata da un regime totalitario. Tra il 2005 e il 2015, la Gran Bretagna e gran parte resto del mondo hanno attraversato un periodo socio-politico instabile, con le proteste civili che sfociavano spesso in guerriglie urbane. Nel 2015 il partito neoconservatore guidato da Adam Sutler è riuscito a ottenere un largo consenso nel popolo, utilizzando la paura come catalizzatore, vincendo le elezioni politiche a mani basse e facendosi nominare "cancelliere supremo". Il risultato finale è la "pace civile" in cambio della perdita di ogni libertà individuale e il popolo accetta questo compromesso. Qualche anno dopo, il sistema viene turbato dalle azioni di un misterioso uomo che si presenta solo come "V". Egli si nasconde dietro la maschera di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel 1605 cercò di far saltare in aria il parlamento inglese. Lungo il suo cammino, V si imbatte nella giovane Evey Hammond, una giovane ragazza i cui genitori furono uccisi dopo una contestazione nei confronti del regime. Durante un attacco alla principale emittente televisiva, Evey viene coinvolta suo malgrado da V nello scontro con la polizia e rimane ferita. Inizia così il complesso rapporto tra la protagonista e il suo salvatore, il quale non esita ad uccidere spietatamente per ottenere i propri obiettivi. Nel frattempo il governo incarica il detective Finch di scovare il "pericoloso terrorista" e assicurarlo alla giustizia, anche a seguito di una misteriosa catena di omicidi rivendicati da V. Poco a poco, il poliziotto capisce tuttavia che qualcosa non quadra e, indirizzato suo malgrado dagli indizi lasciati da V, arriva vicino a svelare scenari inquietanti riguardo al suo partito, venendo dunque messo da parte. Il giorno 5 novembre 2020, ad un anno dalla sua prima clamorosa azione dimostrativa, V è pronto per il suo atto finale: la conclusione della sua opera teatrale sarà la distruzione del Parlamento, simbolo supremo del marcio che è stato compiuto nel paese. Ecco uno scenario inquietante (ma davvero reale, specie in questi giorni difficili!) sorretto da una trama tanto ingegnosa da rivaleggiare senza timore con quella dei grandi romanzi di fantascienza sociale. Che Alan Moore fosse uno scrittore complesso e completo, nessuno aveva dei dubbi. V per vendetta è dal mio punto di vista la sua opera più ambiziosa, quella che sfiora la perfezione e che quando tocca le vette liriche ti lascia gli occhi umidi. Semplicemente eccezionale è la sequenza che vede imprigionata Evey e le metafore che si susseguono durante tutta la graphic novel, le battute memorabili, le intuizioni di Moore, rendono questo fumetto un lavoro imprenscindibile, senza tempo nè genere. Purtroppo nel passaggio dalla carta alla celluloide qualcosa si perde, vediamo perchè. Moore, a differenza di uno Stan Lee, lavora in profondità sulla psicologia dei personaggi. Tra gli sceneggiatori di comics è quello che scava ed arricchisce le sue storie studiando i dettagli meticolosamente. Si è più volte detto deluso dai film tratti dalle sue opere, ma eccezione fatta per La leggenda degli uomini straordinari, From Hell e V for vendetta sono opere riuscite, ben confezionate seppure diverse, superficiali, rispetto al lavoro originario del mago di Northampton. La mole di ricerche che compie per elaborare le sue storie non possono essere trasportate integralmente nelle sceneggiature cinematografiche; sarebbe bello, ma di difficile realizzazione. Detto questo, la sceneggiatura dei Wachowski segue la storia nei punti chiave, cercando di attualizzarla quando è possibile (è la moderna crisi politica mondiale che introduce nel film il corano...) mentre la regia di McTeigue si dipana timidamente fino alla fine. V per vendetta è comunque un film importante, che ci fa riflettere su argomenti delicati in un momento scomodo. Analizzare le motivazioni che possono esistere dietro il terrore in un periodo che ne condanna, per ipocrisia o paura, ogni atto. Troppo spesso, ormai, il potere si è consolidato sull'ignavia delle persone. V ci spinge a pensare, a tenere d'occhio quel centimetro di libertà, già un pochino rosicchiato.

lunedì 3 novembre 2008

Jumper


Un ragazzino di 17 anni scopre di possedere il dono del teletrasporto. Abbandonato dalla madre sfugge a suo padre per cominciare a padroneggiare la tecnica e a usarla prima per sopravvivere, poi per godersi la vita a New York. Non funziona proprio questo Jumper. Metafora della moderna frenesia giovanile, il film è composto da sequenze scoordinate tanto che sembra di assistere a quelle pellicole tratte dalle serie televisive. Hayden Christensen è sempre fuori parte, spesso talmente sopra le righe da lasciarci fuori dalla storia, che fin dal principio non cattura. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti ed è tutto molto strano perchè il cast del film è formato da ottimi professionisti, il copione stesso è stato adattato da un romanzo di Steven Gould da Jim Uhls (che aveva sceneggiato Fight Club) e David S.Goyer (The Dark Knight) e alla regia c'è Doug Liman che aveva diretto l'ottimo The Bourne Identity, sembra quasi che l'abbiano preso sottogamba. David è un supereroe atipico, amorale e sarebbe interessante la sua storia. Peccato che il tutto venga liquidato con una overdose di location e di effetti speciali.