Dopo aver fatto scempio di Razzie Awards (peggior film, peggior regista, peggior attrice, peggior sceneggiatura) Catwoman finisce sul Cinema Mutante per essere giudicata. Anche questo è un film perfetto per capire cosa non bisogna fare quando si gira una trasposizione. 1) Non bisogna reinventare il personaggio senza basarsi sulle cose migliori che sono state scritte nei suoi anni cartacei. 2) Non bisogna inserire comprimari divertenti solo per compiacere il pubblico (che poi, si sa, in realtà li odia). 3) Bisogna cercare una storia universale da raccontare e non robaccia trita e ritrita sulla crudeltà delle multinazionali come in questo caso. Patience Phillips (interpretata da Halle Barry) è una donna come molte altre che lavora come disegnatrice di bozzetti per un'azienda di cosmetici. Inviata una sera dal suo capo ai laboratori della ditta, viene a sapere per caso che la crema ultima creazione dell'azienda, la Diulin, in realtà se non presa regolarmente distrugge la pelle, e può provocare anche la morte. Terrorizzata dalla scoperta, decide di scappare ma viene intercettata da due sentinelle a cui viene dato l'ordine di ucciderla chiudendola nei condotti di scarico dello stabilimento. Patience muore, ma il gatto dai poteri magici Midnight le ridona la vita, donandole con essa l'agilità, la forza, la resistenza e anche alcuni comportamenti dei gatti. Risvegliatasi, Patience non si accorge subito del cambiamento, ma cercando di ricordare l'accaduto ricorda del gatto che alita su i lei per risvegliarla. Così scopre dalla signora dove Midnight vive, che il gatto sceglie alcune donne che sono predestinate alla morte e dona loro dei poteri felini, trasformandole in Donne-Gatto. Cosciente dei suoi nuovi poteri è decisa a vendicarsi della ditta che l'ha uccisa. A causa di questa trama non si può neppure infierire sulla produzione. Infatti questa non è Selina Kyle (che anzi, compare tra le foto delle donne gatto, secondo l'interpretazione magnifica di Michelle Pfeiffer!) ma una seconda Catwoman che neppure vive a Gotham. Un personaggio ridicolo privo del potere evocativo dell'altra donna gatto. Ultimo appunto per Pitof, regista dagli intenti visionari che fallisce per la seconda volta. Forse è meglio che continui a sperimentare, aiutando i grandi Von trier, Jeunet o Wenders. C'è molto da imparare...
mercoledì 19 novembre 2008
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