domenica 28 dicembre 2008

The Spirit


The Spirit (personaggio dei fumetti creato da Will Eisner) è un detective mascherato che cerca di mantenere l'ordine e la giustizia. Dietro la sua maschera si cela Denny Colt, un poliziotto creduto morto dopo un'azione finita male. Ad accompagnarlo nella sua lotta, c'è il commissario di polizia di Central City Dolan, e sua figlia Ellen (Sarah Paulson), la sua ragazza. Appena arrivata nelle sale la nuova opera di Frank Miller non raccoglie troppi consensi. Eppure l'ex poliziotto (Gabriel Macht) che ritorna misteriosamente dalla morte nelle sembianze di immortale per combattere il crimine funziona. Il suo nemico Octopus (Samuel L. Jackson) gigioneggia un pò troppo (forzata la scena con l'uniforme nazista...) ma si incastra nel ritmo comico-surreale della pellicola. The Spirit ingaggia con lui una lotta dura ma anche fumettistica, cercando di riprodurre la vena ironica dell'originale di Eisner. Come da copione è lunga la lista di donne che seguono o affrontano l'eroe: da Silken Floss (una tiepida Scarlett Johansson), a Plaster of Paris (Paz Vega caduta chissà da quale albo!), la stessa morte Lorelei (in attesa di riprendersi la sua anima) e la bellissima Sand Sarif (Eva Mendes, perfetta per questo ruolo), la ladra di gioielli in cerca del più mitico tra i tesori. Citazionista fin dalla primissima apparizione (l'ovvio Batman) The Spirit raccoglie l'esperienza di Sin City non discostandosene molto ma ha il vantaggio di essere meno frammentario. La storia è solida e nonostante le concessioni al pubblico bisogna tenere conto che il film è un ibrido tra Miller (il lato oscuro, il noir di Central city) ed Eisner (l'ironia ed il grottesco delle battute) uniti nell'amore per la città dell'eroe mascherato (e per le loro poetiche città: Sin City/New york!) rivelato nelle ultime sequenze. Tremino le donne per la (ri)nascita di un maschilismo sorridente. Questa pellicola trasforma il precedente di Miller in stile. Un modo di fare cinema pensato come fumetto. La conferma di un cambiamento.

venerdì 19 dicembre 2008

Doc Savage l'uomo di bronzo


Anticipando Superman ed uscendo dai Pulp magazines degli anni 30, Doc Savage si è guadagnato il suo posto nell'olimpo dei comics. Eppure nel corso del tempo la sua fama è andata lentamente appassendo nonostante gli omaggi (dalle citazioni che compaiono qua e là nelle testate Marvel e Dc fino alla genesi di personaggi come Martin Mystere!). Nel 1975 Michael Anderson gira il suo film sull'uomo di bronzo ma i risultati sono deludenti. Clark Savage Jr. soprannominato Doc, subisce un attentato da parte di uno misterioso indio, che si suicida subito dopo aver fallito il colpo. Clark, accompagnato dai suoi cinque inseparabili compagni di avventure, "Long Tom", "Renny", "Monk", "Johnny" e "Ham", parte alla ricerca del padre disperso per la Repubblica di Hidalgo, dove il gruppo dovrà vedersela col malvagio Capitano Seas e la sua ciurma di pirati, che farà di tutto per ostacolare la loro ricerca nel tentativo di impedire la scoperta di un immenso tesoro. Non riesce la presenza di Ron Ely a sollevare questo Doc Savage piatto (e qulacuno scrisse: ariano!) che non è capace di invaghirci come riusciva il Doc cartaceo con il suo particolare connubio di indagine, scienza ed avventura. Strano che ancora non sia stato preso in considerazione per una moderna versione cinematografica, conferma che il declino del personaggio di Kenneth Robeson non accenna a fermarsi.

martedì 9 dicembre 2008

Sin City


Nella città più cupa del mondo dei fumetti, una città simile ai peggiori anfratti di Gotham, si aggirano personaggi degni dei mostri creati da Chester Gould. Immaginate l'hard boiled delle novelle alla Spillane (Mike Hammer è il padre letterario di Marv), il contrasto tra il bianco e il nero dell'espressionismo tedesco, che convogliò, neppure troppo lentamente, nel noir americano, immaginate le ossessioni, la voce fuori campo che continua a martellarci fino a rendere la nostra testa un tutt'uno con quella dell'antieroe. Ecco, questa è la ricetta di Sin City fumetto. Ma si potrebbero aggiungere l'uso magistrale delle vignette, l'abilita di creare delle splash-page da antologia e la particolare attenzione che Frank Miller riserva ai dettagli delle sue storie. Fino a qui tutti d'accordo. Sin City film ha, invece, subito diviso il suo pubblico, ma in maniera molto diversa dai comics precedenti. Per lui si fanno discussioni sul cinema e non sull'attinenza. Non parlano soltanto i fan, parlano gli spettatori. Le motivazioni sono due, ben distinguibili: questa è la prima volta che un fumetto viene utilizzato con precisione maniacale come storyboard cinematografico. Le sequenze vengono ricalcate letteralmente dalla pellicola, dalla prima all'ultima. Per realizzare ciò si è utilizzato il greenscreen, attori trasformati in perfette controparti cartacee e Miller che controlla e dirige i lavori con Robert Rodriguez. L'altro fattore importante che fa nascere un acceso dibattito è quanto l'operazione sia rivoluzionaria e se potrà o meno aiutare, trasformare il cinema. Non ho certezze a riguardo. Quello che credo è che l'operazione non è da condiderarsi rivoluzionaria, è soltanto l'attuale approdo di un percorso iniziato con il digitale. Credo anche che gli unici che possono aiutare il cinema siano gli "autori", soltanto loro sapranno dosare e miscelare gli elementi (anche gli effetti digitali) per creare la magia. Però Sin City ha consolidato le teorie con l'azione, ha sdoganato definitivamente i comics dalla serie B, ha investito di significato il lavoro di molti autori e disegnatori, che finalmente vedranno le loro tavole ricreate, quasi materializzate, nelle trasposizioni. Ecco quindi il fulcro centrale, sono le parole che spiegano cosa sta accadendo: Le versioni cinematografiche diverranno perfette riproduzioni. Che io ricordi, al contrario le cose non hanno mai funzionato. I comics tratti dai film in sala, prodotti per amplificarne il successo e per far vendere qualche copia in più alla casa editrice, sembravano vuoti. Non è il caso di Sin City (e spero vivamente che non lo diventi per il futuro Watchmen!) che, anzi, è troppo pieno. Il vero, ed unico difetto della pellicola infatti è il ritmo. Formato da tre albi (Quel bastardo giallo, Un abbuffata di morte, Un duro addio) Sin city ci fa scoprire una cosa importante del noir: i personaggi si somigliavano tra loro! Il genere aveva le sue regole e creava dei modelli comportamentali, dei clichè. Le tre storie hanno lo stesso ritmo e dopo la seconda ci si stanca poichè una sceneggiatura non può permettersi di ripetersi senza sfiancare gli spettatori. I film formati da episodi hanno il vantaggio di variare gli elementi, i colori, le location. Sin city in questo ci affatica, c'è troppa carne al fuoco. La visione alla lunga ci lascia un senso di confusione addosso e il bianco e nero mescola, rendendo la città della perdizione un lungo sogno ad occhi aperti. Non è un miracolo dunque, ma di certo è un buon approdo.

lunedì 24 novembre 2008

The Lone Ranger (1938)

Fu subito culto tra i giovani la prima serie di The Lone Ranger che nonostante le solite differenze con il fumetto (viene immediatamente svelata l'identità del cattivo!) riesce ad acquisire una dimensione propria grazie ad una solida regia. La trama è quella dei western tipici, il personaggio è un Cowboy sopravvissuto ad un pericoloso agguato da parte dei banditi che decide di passare la sua vita a combattere il male. Aiutato dal suo braccio destro Tonto (un pellerossa che lo aveva tratto in salvo nella pericolosa occasione) e a bordo del destriero Silver dovrà vedersela con Jeffries, che aveva trasformato il Texas nel suo regno personale di violenza.




domenica 23 novembre 2008

Tank Girl


Nel 2033, un disastro ecologico ha reso la Terra arida e desertica. L'acqua è il bene più prezioso e il Dipartimento delle Acque diretto dal diabolico Keslee se ne approfitta estendendo ovunque, incontrastato, il suo potere. Ma le cose cambiano quando Tank Girl e Jet Girl decidono che è ora di smetterla. Grande occasione mancata per Rachel Talalay che dopo Tank Girl viene definitivamente scaricata nel circuito televisivo. Eppure il cast c'era tutto: da una ispirata Lori Petty (che però non è somigliante, come si dice, alla folle protagonista del comics), Ice T, Una giovane Naomi Watts, Iggy Pop, il veterano Malcolm McDowell e nonostante questo non c'è stato nulla da fare. Era una trasposizione difficile da realizzare, sono troppi gli elementi che compongono il fumetto di Martin ed Hewlett e che lo rendono un perfetto ed irripetibile miscuglio di arte, musica, riferimenti (sub)culturali e politica. Fenomeno legato agli anni '90, alla musica grunge ma anche al britpop, all'alternative ma anche alla rave-generation. Un fenomeno legato al cyberpunk (che declina da quel punto...). Come sempre accade con le cose importanti Tank Girl riscrive una vera e propria estetica e ne diventa icona. Il fumetto racconta le avventure di una giovane soldatessa dell'esercito australiano. La ragazza combatte dall'interno la follia militarista ma alla fine fugge dall'esercito e comincia a vivere una strana accozzaglia di avventure che potrebbero ricordare Mad Max se non fosse che assieme al suo tank ogni cosa si fa onirica e lisergica e l'energia distruttiva della cara Rebecca (questo è il suo nome) è sempre pervasa da una straripante ironia. Nel film tutto questo compare in versione demenziale, l'unica cosa che resta è la sete di giustizia della nostra anarcopunk ma non basta a salvare una pellicola sconclusionata e tecnicamente debole nei suoi reparti (effetti, montaggio, scenografie). Forse un film d'animazione potrebbe cogliere quello che il cinema dal vero non riesce a vedere: l'essenza.

I Berretti verdi

Tratto dal romanzo di Robert Moore ma anche dalle striscie di Joe Kubert: Tales of the Green Beret, ecco un film che sfiora il trash intellettuale. Considerato l'unico film apertamente acritico ed interventista sulla guerra del Vietnam, interpretato con accorata partecipazione dal solito Wayne (che lo gira anche!), la pellicola racconta storie di guerra in un clima bellico portato all'esasperazione. La storia è divisa in tre parti: l'addestramento, la difesa di un fortilizio dall'attacco notturno dei Vietcong, un colpo di mano in una base nemica. L'attacco viene respinto a prezzo di dure perdite. Il colpo di mano ha successo, ma uno dei personaggi, un caporale, ci lascia le penne impalato in una trappola vietnamita. Tra propaganda, eroismi preconfezionati e le solite polemiche tra gli schieramenti politici possiamo dire che I berretti verdi resta un film di guerra antico e mediocre, penalizzato in partenza da un brutto testo.

mercoledì 19 novembre 2008

Catwoman


Dopo aver fatto scempio di Razzie Awards (peggior film, peggior regista, peggior attrice, peggior sceneggiatura) Catwoman finisce sul Cinema Mutante per essere giudicata. Anche questo è un film perfetto per capire cosa non bisogna fare quando si gira una trasposizione. 1) Non bisogna reinventare il personaggio senza basarsi sulle cose migliori che sono state scritte nei suoi anni cartacei. 2) Non bisogna inserire comprimari divertenti solo per compiacere il pubblico (che poi, si sa, in realtà li odia). 3) Bisogna cercare una storia universale da raccontare e non robaccia trita e ritrita sulla crudeltà delle multinazionali come in questo caso. Patience Phillips (interpretata da Halle Barry) è una donna come molte altre che lavora come disegnatrice di bozzetti per un'azienda di cosmetici. Inviata una sera dal suo capo ai laboratori della ditta, viene a sapere per caso che la crema ultima creazione dell'azienda, la Diulin, in realtà se non presa regolarmente distrugge la pelle, e può provocare anche la morte. Terrorizzata dalla scoperta, decide di scappare ma viene intercettata da due sentinelle a cui viene dato l'ordine di ucciderla chiudendola nei condotti di scarico dello stabilimento. Patience muore, ma il gatto dai poteri magici Midnight le ridona la vita, donandole con essa l'agilità, la forza, la resistenza e anche alcuni comportamenti dei gatti. Risvegliatasi, Patience non si accorge subito del cambiamento, ma cercando di ricordare l'accaduto ricorda del gatto che alita su i lei per risvegliarla. Così scopre dalla signora dove Midnight vive, che il gatto sceglie alcune donne che sono predestinate alla morte e dona loro dei poteri felini, trasformandole in Donne-Gatto. Cosciente dei suoi nuovi poteri è decisa a vendicarsi della ditta che l'ha uccisa. A causa di questa trama non si può neppure infierire sulla produzione. Infatti questa non è Selina Kyle (che anzi, compare tra le foto delle donne gatto, secondo l'interpretazione magnifica di Michelle Pfeiffer!) ma una seconda Catwoman che neppure vive a Gotham. Un personaggio ridicolo privo del potere evocativo dell'altra donna gatto. Ultimo appunto per Pitof, regista dagli intenti visionari che fallisce per la seconda volta. Forse è meglio che continui a sperimentare, aiutando i grandi Von trier, Jeunet o Wenders. C'è molto da imparare...

Zora la Vampira


Premesso che Zora la vampira prende dal fumetto di Renzo Barbieri soltanto il nome e che in Italia non siamo più avvezzi a realizzare le trasposizioni, possiamo dire che la Zora dei Manetti bros è un film riuscito male che però nasconde delle potenzialità. Rimasto colpito dalla visione consumistica della televisione italiana, un conte Dracula del terzo millennio decide di lasciare l'amata Transilvania per trasferirsi nel belpaese. Approdato su un cargo di clandestini, finisce per essere trattato come un normale extracomunitario, quindi spedito in un centro sociale romano. Dotatosi con difficoltà di un tetto sotto cui stare, Dracula incontra quasi subito l’incarnazione del suo eterno amore, la writer Zora. Sfortunatamente per il Principe dei Vampiri, i problemi non sono pochi: sulle sue tracce c'è il commissario Lombardi, mentre il suo fedele servitore ha diversi problemi con il permesso di soggiorno. Con citazioni tratte dai vari Dracula (e spicca su tutti quello della blaxploitation:Blacula!) fino ad arrivare agli horror più contemporanei come: Un lupo mannaro Americano a Londra, Zora la vampira cerca di riuscire nel difficile compito di giocare con i generi per creare un ibrido horror-comedy nostrano. I Manetti però non sono Landis e nonostante tante comparsate eccellenti Zora spesso scade nel trash involontario. Peccato, le idee in fondo c'erano, a cominciare dalla tossica-Renfield (interpretata però indecentemente) fino alla metafora del conte extracomunitario. Fuori luogo la presenza massiccia del rap di casa nostra, che invece di creare il background per lo svolgimento della storia inserisce un ulteriore genere nel calderone (il musicale!) creando confusione e spaccando il pubblico. Le parti con i live infatti, troppo prolisse, rallentano il ritmo mentre le battute e lo slang underground non sempre ricalcano con fedeltà la realtà che vorrebbero descrivere.

martedì 18 novembre 2008

Cutie Honey


Prendi una idol, falle vestire i panni de una delle eroine più celebri di Go Nagai, metti alla regia il creatore di serie memorabili come Evangelion o Le situazioni di lui e di lei e lascia che il Giappone faccia il resto. Ecco che cos'è Cutie Honey, un prodotto complesso da giudicare, fuori dalla portata degli occidentali, che trasuda manganime da ogni poro. Una colonna sonora che farebbe invidia ad Mtv ed i primi minuti che potrebbero aver influenzato i Wachowski per Speed Racer. Lo zio di Honey Kisaragi viene rapito da un brutto ceffo che dice di appartenere al clan Panther Claw e la ragazza si mette immediatamente sulle sue tracce. A corto di energia e di vestiti, prima è costretta a scorrazzare seminuda per la città in cerca di cibo con cui rifocillarsi. Una volta ripristinata l'energia riesce quindi a trasformarsi in Cutie Honey e quindi sfidare il cattivo Gold Claw. Quando la vittoria sembra a portata di mano, il malefico Gold Claw scappa con lo scienziato e Cutie Honey, con l'aiuto di Seiji Hayami e la poliziotta scontrosa Natsuko Aki, si rimette alla sua ricerca. Ma solo quando presso le loro abitazioni vengono consegnati degli inviti da parte di Panther Claw, i tre riescono a raggiungere il luogo del rapimento. Qui scoprono che Sister Jill, capo della banda, vuole utilizzare la tecnologia di Cutie Honey per ottenere la vita eterna. Infatti questa tecnologia è in grado di rivitalizzare qualsiasi organismo vivente. Cutie si vedrà costretta a sacrificarsi per amore dello zio e di Natsuko, usata come esca dai cattivi. Riuscirà l'amore a salvare la bellissima Cutie Honey? Decisamente diverso dai comics originali, il film contiene degli ottimi momenti dovuti ad Eriko Sato e ad una regia (Hideaki Anno) che sperimenta la fusione tra l'animazione ed il live action con risultati davvero interessanti. C'è pure la comparsata di Stan Le...ops, Go Nagai! Non che il film sia perfetto; diciamo che i limiti della pellicola sarebbero stati sorpassati con un budget maggiore perchè le idee per intrattenere ci sono tutte. Forse c'è una caduta nel finale, ma in un'opera del genere il lieto fine è d'obbligo!

domenica 16 novembre 2008

Serie: Batman (1943)

Serial di 15 episodi che porta per la prima volta al cinema (ne è stato tratto anche un film!) l'uomo pipistrello ed il suo compagno Robin, impegnati contro il perfido dottor Daka che durante la seconda guerra mondiale contrabbanda ai nazisti materiale radioattivo rubato all'esercito americano. Nonostante le atmosfere differiscano parecchio dal comics originale, questa serie dei lontani anni quaranta contiene innumerevoli elementi di quella più celebre degli anni sessanta. Alcuni celebri gadget non sono stati inventati (la Batmobile...) e ci sono delle ingenuità eppure il fascino noir di questo Batman in bianco e nero sopravvive ancora oggi.



venerdì 14 novembre 2008

Serie: Ace Drummond


Direttamente dalle storie scritte da Eddie Rickenbacker (un vero pilota dell'aviazione americana!) e disegnate da Clayton Knight nel 1934, ecco sopraggiungere due anni dopo questa serie di tredici episodi prodotta della Universal. Ace Drummond è un intrepido pilota delle linee aeree civili Super, coinvolto in intrighi spionistici e soprannominato "il cavaliere dell'aria", non si tira mai indietro quando si tratta di raddrizzare qualche torto (E' una specie di Steve Canyon ante litteram). Giovane spericolato, diventa famoso per l'incredibile tempestività dei suoi interventi, preferibilmente nell'Oriente misterioso, e per i calzoni alla zuava che indossa in ogni occasione. La serie non fu certo un trionfo, ma è difficile giudicare oggi. Si gusta per la presenza del grande Lon Chaney Jr. ma i grossi tagli fatti alla produzione e l'alternanza dei due registi coinvolti portarono a confusione e ritmi alterni che inflissero alla serie un'aura negativa.

Jenifer - Istinto assassino


Un poliziotto (interpretato da Steven Weber) salva una ragazza (Carrie Fleming) da un omicida che prova ad avvisarlo dell'errore. Guardandola in volto scopre che ha un'orribile malformazione. Nonostante ciò ci si affezionerà ed instaurerà un rapporto distruttivo dalle tragiche conseguenze. Quarto e controverso episodio della serie Masters of Horror basato sul comics di Bruce Jones che vede alla regia il nostro Dario Argento. Francamente non capisco le critiche rivolte alla puntata del maestro. Nonostante i suoi (possiamo dirlo) brutti lavori di questi anni Jenifer - Istinto assassino vanta una discreta realizzazione tecnica e qualche spunto interessante. In questo caso poi, è possibile confrontare in maniera diretta anche i lavori di altri grandi del genere ed Argento non ne esce certo sconfitto. Jenifer è un personaggio conturbante, inquieta per la sua malvagità e allo stesso tempo intenerisce. Ci sono anche delle citazioni da Phenomena. Insomma, una puntata che si lascia guardare, da affrontare con il giusto distacco critico e da valutare senza farsi influenzare dalle opinioni altrui.

Serie: Secret agent X-9 (1937)


Tratto dalle celebri storie di Alex Raymond, l'agente segreto X-9 è (in principio) un primordiale Punisher, un infaticabile e spietato segugio dedito allo sterminio dei gangster che gli avevano ucciso la famiglia. Sceneggiato nella prima serie (negli anni quaranta ve ne sarà una seconda!) dal grande scrittore Dashiell Hammett che tuttavia non riesce ad eguagliare il fascino e la durezza delle storie criminali che tanto avevano affascinato i lettori del fumetto. La prima serie è composta da dodici episodi.

mercoledì 5 novembre 2008

V per Vendetta


Nel 2019 la Gran Bretagna è stabilmente governata da un regime totalitario. Tra il 2005 e il 2015, la Gran Bretagna e gran parte resto del mondo hanno attraversato un periodo socio-politico instabile, con le proteste civili che sfociavano spesso in guerriglie urbane. Nel 2015 il partito neoconservatore guidato da Adam Sutler è riuscito a ottenere un largo consenso nel popolo, utilizzando la paura come catalizzatore, vincendo le elezioni politiche a mani basse e facendosi nominare "cancelliere supremo". Il risultato finale è la "pace civile" in cambio della perdita di ogni libertà individuale e il popolo accetta questo compromesso. Qualche anno dopo, il sistema viene turbato dalle azioni di un misterioso uomo che si presenta solo come "V". Egli si nasconde dietro la maschera di Guy Fawkes, cospiratore britannico che nel 1605 cercò di far saltare in aria il parlamento inglese. Lungo il suo cammino, V si imbatte nella giovane Evey Hammond, una giovane ragazza i cui genitori furono uccisi dopo una contestazione nei confronti del regime. Durante un attacco alla principale emittente televisiva, Evey viene coinvolta suo malgrado da V nello scontro con la polizia e rimane ferita. Inizia così il complesso rapporto tra la protagonista e il suo salvatore, il quale non esita ad uccidere spietatamente per ottenere i propri obiettivi. Nel frattempo il governo incarica il detective Finch di scovare il "pericoloso terrorista" e assicurarlo alla giustizia, anche a seguito di una misteriosa catena di omicidi rivendicati da V. Poco a poco, il poliziotto capisce tuttavia che qualcosa non quadra e, indirizzato suo malgrado dagli indizi lasciati da V, arriva vicino a svelare scenari inquietanti riguardo al suo partito, venendo dunque messo da parte. Il giorno 5 novembre 2020, ad un anno dalla sua prima clamorosa azione dimostrativa, V è pronto per il suo atto finale: la conclusione della sua opera teatrale sarà la distruzione del Parlamento, simbolo supremo del marcio che è stato compiuto nel paese. Ecco uno scenario inquietante (ma davvero reale, specie in questi giorni difficili!) sorretto da una trama tanto ingegnosa da rivaleggiare senza timore con quella dei grandi romanzi di fantascienza sociale. Che Alan Moore fosse uno scrittore complesso e completo, nessuno aveva dei dubbi. V per vendetta è dal mio punto di vista la sua opera più ambiziosa, quella che sfiora la perfezione e che quando tocca le vette liriche ti lascia gli occhi umidi. Semplicemente eccezionale è la sequenza che vede imprigionata Evey e le metafore che si susseguono durante tutta la graphic novel, le battute memorabili, le intuizioni di Moore, rendono questo fumetto un lavoro imprenscindibile, senza tempo nè genere. Purtroppo nel passaggio dalla carta alla celluloide qualcosa si perde, vediamo perchè. Moore, a differenza di uno Stan Lee, lavora in profondità sulla psicologia dei personaggi. Tra gli sceneggiatori di comics è quello che scava ed arricchisce le sue storie studiando i dettagli meticolosamente. Si è più volte detto deluso dai film tratti dalle sue opere, ma eccezione fatta per La leggenda degli uomini straordinari, From Hell e V for vendetta sono opere riuscite, ben confezionate seppure diverse, superficiali, rispetto al lavoro originario del mago di Northampton. La mole di ricerche che compie per elaborare le sue storie non possono essere trasportate integralmente nelle sceneggiature cinematografiche; sarebbe bello, ma di difficile realizzazione. Detto questo, la sceneggiatura dei Wachowski segue la storia nei punti chiave, cercando di attualizzarla quando è possibile (è la moderna crisi politica mondiale che introduce nel film il corano...) mentre la regia di McTeigue si dipana timidamente fino alla fine. V per vendetta è comunque un film importante, che ci fa riflettere su argomenti delicati in un momento scomodo. Analizzare le motivazioni che possono esistere dietro il terrore in un periodo che ne condanna, per ipocrisia o paura, ogni atto. Troppo spesso, ormai, il potere si è consolidato sull'ignavia delle persone. V ci spinge a pensare, a tenere d'occhio quel centimetro di libertà, già un pochino rosicchiato.

lunedì 3 novembre 2008

Jumper


Un ragazzino di 17 anni scopre di possedere il dono del teletrasporto. Abbandonato dalla madre sfugge a suo padre per cominciare a padroneggiare la tecnica e a usarla prima per sopravvivere, poi per godersi la vita a New York. Non funziona proprio questo Jumper. Metafora della moderna frenesia giovanile, il film è composto da sequenze scoordinate tanto che sembra di assistere a quelle pellicole tratte dalle serie televisive. Hayden Christensen è sempre fuori parte, spesso talmente sopra le righe da lasciarci fuori dalla storia, che fin dal principio non cattura. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti ed è tutto molto strano perchè il cast del film è formato da ottimi professionisti, il copione stesso è stato adattato da un romanzo di Steven Gould da Jim Uhls (che aveva sceneggiato Fight Club) e David S.Goyer (The Dark Knight) e alla regia c'è Doug Liman che aveva diretto l'ottimo The Bourne Identity, sembra quasi che l'abbiano preso sottogamba. David è un supereroe atipico, amorale e sarebbe interessante la sua storia. Peccato che il tutto venga liquidato con una overdose di location e di effetti speciali.

mercoledì 29 ottobre 2008

Creepshow 1- 2


Il primo film è composto da cinque episodi scritti da Stephen King e ispirati ai popolarissimi Tales from the Crypt della Entertaining Comics (maggiormente nota come EC comics!) di Bill Gaines. Nel primo capitolo:"Father's Day" un uomo assassinato dalla figlia torna dall'oltretomba per festeggiare la "festa del papà"; La seconda storia ("The Lonesome Death of Jordy Verrill") interpretata dallo stesso King, racconta di un agricoltore che rimane vittima di una forma di vita aliena vegetale nascosta in un meteorite caduto vicino la sua casa. in "Something to Tide You Over", un marito tradito uccide moglie e amante, ma gli spiriti dei due amanti non tardano a vendicarsi; in "The Crate", un professore si sbarazza della moglie dandola in pasto ad un mostro sanguinario scoperto in una cassa abbandonata nei magazzini dell'università; e in "They're Creeping Up On You", un uomo d'affari, maniaco dell'ordine e dell'igiene, viene divorato dagli scarafaggi verso i quali nutre la più profonda fobia. Il secondo film invece è composto da tre episodi, nel primo una statua indiana in legno esposta in un emporio si anima per vendicare la morte dei proprietari, nel secondo un gruppo di giovani campeggiatori è ingoiato da una strana macchia vischiosa in mezzo a un lago e nel terzo un'automobilista mette sotto un passante, ma è perseguitata dal suo fantasma. Come spesso accade, la prima produzione è decisamente quella più riuscita, la ricordiamo tutti con affetto anche se sta invecchiando male. Divertenti gli inserti animati che ricordano le tavole originali e buoni (come al solito!) gli effetti di Tom Savini, la regia è di George Romero che in quel periodo viveva un momento di particolare fertilità. Se Creepshow è un film discreto, al suo seguito possiamo conferire un 6- (in questo caso Romero era soltanto alla sceneggiatura!). Film da brividi, forse più adatti ai piccoli che vogliono avvicinarsi al genere, magari durante una tempestosa notte di Halloween!

lunedì 27 ottobre 2008

Serie: Lois & Clark - Le nuove avventure di Superman


Il Superman rivisto secondo le idee che John Byrne aveva proposto al pubblico di lettori in The Man of Steel, ecco quindi un supereroe più umano e meno alieno. Nonostante la spinta iniziale incentrata sull'avventura tipica delle storie dell'uomo d'acciaio ci fu presto un cambio di rotta, gli stessi ascoltatori espressero il desiderio di incentrare la storia sulla relazione sentimentale tra Lois e Clark. La Warner, stranamente, rispettò i voleri del popolo. La serie dunque divenne perlopiù incentrata sull'uomo "Kent" che sul suo alter ego. Lois & Clark traghetta l'eroe dal passato verso la successiva serie: Smallville, che si concentrerà sul giovane Clark Kent.

Brenda Starr


Brenda Starr, eroina di una popolare striscia a fumetti, stanca delle continue offese di Mike Randall, suo disegnatore ( insoddisfatto del personaggio), decide di animarsi e rendersi indipendente. Mike, preoccupato, si ritrova suo malgrado nel mondo della protagonista, e si lascia coinvolgere in un'avventura che lo portera ad innamorarsi di Brenda. Robert Ellis Miller porta sullo schermo la rossa reporter inventata dalla cartellonista Dale Messick già protagonista di una serie tv e di un lungometraggio del 1976. Purtroppo non sempre il film mantiene un buon ritmo e gli attori si divertono ma senza prendersi troppo sul serio. Nonostante il rinnovato entusiasmo attorno ai film tratti dai fumetti (scatenato dal Batman di Tim Burton) e la presenza di una diva amata come Brooke Shields, Brenda Starr si rivela un flop nelle sale ma non tutto è da gettare. Un film passabile, da non prendere troppo sul serio.

Rocketeer

Film di Joe Johnston ispirato al lavoro di Dale Stevens (In precedenza c'era stata la saga di Rocket man!). Cliff Secord (Bill Campbell) è un pilota di areroplani in attesa di vincere il campionato acrobatico per sposare Jenny (Jennifer Connelly) una splendida comparsa di Hollywood. Purtroppo però la sfortuna si accanisce e dopo essere entrato in possesso di un prototipo di mini-reattore capace di trasformare l'uomo in un missile, si trova al centro di una spietata caccia all'uomo da parte dell'FBI e i nazisti che vogliono impossessarsi dell'invenzione per conquistare definitivamente il mondo. Nel 1981 Dale Stevens omaggia il celbre Commando Cody (che a sua volta era ispirato a Bulletman del 1940!) con una nuova serie, a fumetti. L'adattamento è piuttosto fedele ai comics e riesce a ricostruire la mitica Hollywood del periodo. Discreto il cast, da Timothy Dalton (un pò Errol Flynn) a Paul Sorvino, da Alan Arkin a Jennifer Connely. Menzione speciale per Gene Daily (Clark Gable), Bob Leeman (W.C. Fields) Tiny Ron (citazione di Rondo Hatton!) e Terry O'Quinn (Howard Hughes). Rocketeer è un buon film avventuroso che riesce ad essere gradevole dall'inizio alla fine. Interessante visionarlo in doppio spettacolo con Hollywoodland, per confrontare la ricostruzione del periodo storico. Gli sceneggiatori Danny Bilson e Paul De Meo avevano lavorato anche alla pregevole serie televisiva: The Flash.

sabato 25 ottobre 2008

Bloodrayne


Nella Transylvania del diciottesimo secolo, Rayne è una dhampir, una creatura per metà vampiro e metà umana frutto della violenza subita dalla madre da parte di Kagan, il Re dei Vampiri. Si unisce così ai cacciatori di vampiri Sebastian e Vladimir in cerca di vendetta. Grande cast (Madsen, Pare, Kingsley, Loken, Kier, Rodriguez) ma solito film del celebre Uwe Boll che si sforza più del solito ma cade troppo spesso. Scontato al punto giusto, ha fatto razzìa di Razzie...awards!

Hollywoodland


Hollywoodland è un noir moderno finito per caso tra le nostre recensioni. E' Infatti la presenza del Superman più celebre d'america che lo ha spinto fin qui. Il 10 giugno del 1959 morì suicida a l'attore George Reeves che dal 1950-58 era stato Superman in una serie a lui dedicata. In questo film, dopo il suicidio di Reeves (interpretato da un Ben Affleck più in forma del solito), l'investigatore privato Louis Simo (Adrien Brody), senza soldi e lavoro, si "prende a cuore" il caso, e convince la madre a ingaggiarlo per conoscere la verità poichè tutto sembra talmente chiaro, da far dubitare che sia del marcio dietro. Caso celebre della storia degli studios, finito persino nella grande opera di demolizione del sogno: Hollywood Babilonia. Reeves era depresso e prigioniero del suo ruolo e fece di tutto per trovare altre parti, tragicomico immaginarlo come Superman. Con sprazzi della serie televisiva, abilmente ricostruita, ecco una pellicola interessante, che svela i retroscena torbidi della mecca del cinema. Paragonabile a Black Dahlia (ma inferiore) il film si lascia guardare e le sue linee narrative si confondono. Allen Coulter realizza un film che sfugge al genere. Bella la definizione del Farinotti: la solitudine in un mondo governato da denaro, corruzione, successo, tradimenti; la fama cinetelevisiva e i suoi costi; il rancore di un attore verso il personaggio in cui è immobilizzato; la divisione tra “perdenti” e “vincenti”; la rievocazione di Hollywood nell'epoca dello studio system. Quando Reeves morì, i mass media annunciarono nei titoli che era morto Superman.

I conquistatori della luna


Misteriosi raggi nucleari partono dalla Luna creando esplosioni sul pianeta Terra. Il governo incarica lo scienziato Commando Cody di investigare. L'uomo scoprirà che Il sovrano lunare, Retik, supportato da due terrestri traditori, vuole invadere il pianeta ma Cody, con l'aiuto della sua tuta e di un casco che gli permettono di volare, li combatterà fino alla fine. Tratto da una serie di dodici episodi, ispirata al personaggio: Bulletman di Bill Parker e Jon Smalle, il Comandante Cody ci porta in volo (prima di Iron Man e di Rocketeer) la giustizia. Molte le ingenuità del film, difficile valutare; spesso si sorride pensando ad opere come Donne amazzoni sulla luna ma erano altri tempi e per i nostalgici, pellicole come queste sono preziose.

venerdì 24 ottobre 2008

Speed Racer


Basato sull'anime Mach Go!Go!Go! i Wachowski realizzano il più grande live action di tutti i tempi. Vediamo perchè: Speed è un talento naturale dell'automobilismo; figlio di un costruttore di vetture da corsa e fratello minore di Rex, morto durante una gara di rally (sulla pericolosa pista di "Casa Cristo"mentre cercava di riabilitare il suo nome, infangato dalla mafia delle corse) è pronto per spazzare via la concorrenza sfoggiando la sua incredibile abilità di guida, a bordo della Mach 5. Anche Spritle e sua madre credono in lui e, con l'inseparabile scimpanzè Chim-Chim e la dolce Trixie, formano il tifo più energico che un atleta possa desiderare. Eppure il sogno di Speed è costretto ad infrangersi contro la realtà di un mondo corrotto, dove le grandi competizioni sono decise in partenza dagli sponsor multimiliardari e dove chi non si lascia comprare da un imprenditore senza scrupoli rischia di non superare mai la linea di partenza. Fedele all'azienda di famiglia e soprattutto al suo spirito appassionato e indipendente, Speed si allea con il misterioso Racer X per mettere fine agli illeciti dello sport e dimostrare quel che sa fare: vincere. Ho sbagliato a non andare a vedere Speed Racer al cinema. Ero rimasto deluso dagli episodi finali di Matrix e non mi sembrava troppo interessante prendere la serie della Tatsunoko (che si basava sul manga di Tatsuo Yoshida, uno dei fondatori della celebre casa di produzione giapponese) per farne un film. Sbagliavo di grosso. La pellicola dei fratelli Wachowski è impressionante. I primi trenta minuti fanno gridare al miracolo; montaggio e regia sono ai massimi livelli e soltanto pensare di trasformare una vecchia serie animata della fine degli anni 60 in quest'opera powerpop, strabordante di colori e ricchissima di citazioni, bè è da pazzi...o da geni. Inquadrature che si incastrano, si spingono, piani che si mettono a fuoco poi si dilatano. Un collage tanto colorato che era dai tempi di Dick Tracy che non si vedeva una trasposizione così pittorica. Finalmente una grafica totalmente asservita all'intuizione registica. La prima gara di Speed non ricorda forse un moderno videogame dove si rincorre lo spettro della propria auto per migliorare il record? Guardate qui il concetto come viene elaborato; poi c'è la zuffa del team di Speed durante la corsa della Casa Cristo, davvero incredibile, una perfetta fusione tra gli anni sessanta e il duemila. Bravo il cast a mantenere il ritmo indiavolato fino alla fine, sono 135 minuti che passano in un batter d'occhio. Non si discute sui massimi sistemi, ci sono molte gag che ricordano l'originale e scordatevi la realtà. Speed Racer è il più grande film privo di anima mai girato, perchè l'anima, per realizzarlo in questo modo, i due fratelli devono averla venduta al diavolo.

giovedì 23 ottobre 2008

Batman: Arkham Asylum


Dedichiamo un piccolo spazio ad un cineasta che farà parlare di sè. Miguel Mesas, il miglior regista di fan films in assoluto, ha realizzato questa gemma basata sulla graphic novel di Grant Morrison (ai testi) e Dave McKean (ai pennelli). Mesas, dopo anni di faticoso lavoro, comincia a vedere sprazzi di notorietà. I suoi fan film sono stati realizzati in contemporanea con l'evoluzione hollywoodiana che ha portato al concepimento dei vari Sin City o 300, gli omaggi riguardano: Batman, Bad Boy (Miller-Bisley), Slaine (Mills-Bisley) e Capitan Harlok (Leiji Matsumoto) . Mesas attualmente è al lavoro su un adattamento del romanzo breve di Alan Moore: La lucertola ipotetica e nel 2010 dovrebbe uscire Subversive Beauty basato sull'opera di Luis Royo. Che dire? Buon lavoro Miguel! Ah, l'ultima cosa, ultimamente Batman: Arkham Asylum è uscito dal dimenticatoio, si sono persino messi all'opera per ricavarne un videogioco. Potenza de Il Cavaliere oscuro. Vista la morìa degli sceneggiatori cinematografici hanno finalmente deciso di usare le opere degli artisti del fumetto, che sono sempre stati scrittori in tutto e per tutto.



mercoledì 22 ottobre 2008

Wanted


Wesley Gibson è un ragazzo represso di 24 anni, maltrattato sul lavoro, con una fidanzata che lo tradisce con il suo migliore amico. La sua vita è al limite di sopportazione ma viene stravolta da "Fox" una sexy e spietata killer che lo invita ad unirsi ad un gruppo di assassini chiamato "la Confraternita" nel quale prenderà il posto del padre, da poco ucciso da uno spietato killer... Ecco trasformato (ed è il caso di dirlo!) il lavoro di Mark Millar e J.G.Jones in pellicola. Wanted, film adrenalinico ed interessante che va a sommarsi alle innumerevoli trasposizioni di questi ultimi anni è un caso raro. Alla regia c'è il visionario Timur Bekmambetov (da noi semi-conosciuto per la trilogia dei Guardiani della luce!) che ci mette molto del suo talento confezionando un lavoro particolare che tuttavia si distacca un pò troppo dall'originale. Eppure il duo della Image aveva usato due icone pop viventi per le fattezze dei protagonisti. Wesley era decisamente il rapper Eminem, mentre Fox sulla carta non ha nulla della Jolie e tutto della Catwoman impersonata da Halle Berry. I fan resteranno certo delusi per le differenze (che cambiano la sostanza filosofica del discorso) ma per quanto mi riguarda le qualità visionarie del kazako qui sono al top, l'interpretazione di James McAvoy è davvero buona e il film sorprende più volte durante la visione. Vero, non c'è nulla di innovativo, la sceneggiatura incrocia Dead like me con Fight Club, l'originale di partenza con Matrix intrecciato ad Un uomo qualunque, però la pellicola ha il pregio di far riflettere e raccontare meglio di altri la misera esistenza dei comuni mortali, che sognano di uscire fuori dai loro uffici, fast-food, negozi per urlare la loro rabbia. A tal proposito è geniale la correzione di Wesley quando parla del suo lavoro e si confonde: lui è alla gestione clienti, non più assistenza clienti (sono i cambiamenti del nostro tempo e oggi i clienti non vanno assistiti ma gestiti a beneficio dell'azienda!). Tre quarti di film sono ottimi, la Jolie è in piena forma, il finale perde un pò in termini di credibilità ma il tutto trasuda azione, intrigo. C'è pure l'esortazione del protagonista, cosa aspettiamo ad uscire dalla nostra apatia?