Nel 2004 Hiroyuki Nasu si avventura in quella che può dirsi una sconvolgente operazione riuscita per metà. Prende uno dei capolavori di Go Nagai (che è per il manga quello che Stan Lee è per i supereroi Usa ed infatti si concede una comparsata!) e prova a trasformarlo in un film. La grafica aveva raggiunto un buon livello e si poteva tentare. Ci voleva coraggio per prendere Devilman e farne un film. L'uomo diavolo infatti si era incarnato perfettamente nell'anime (più che nella serie televisiva) ben quattordici anni prima. La storia è incredibilmente cruda, questo è un merito dei film orientali che avendo un diverso concetto di vita e di morte rispetto all'occidente non si curano affatto di salvare qualche personaggio se è previsto che muoia. Il film regge fino ad un certo punto. Si comincia bene, con un ritmo adeguato. Gli effetti speciali in grafica sarebbero stati buoni, peccato che si stacchino un pò troppo dalle parti filmate. Anche la recitazione di Hisato Izaki/Akira Fudo poteva essere migliore. Ma quando il film si apre all'azione le cose si ingarbugliano e crolla il castello di carte; la sceneggiatura cede e i personaggi perdono lo spessore psicologico. Anche le modifiche fatte da Machiko Nasu alla storia originale di Nagai non risultano convincenti e se la pellicola riprende i canoni estetici del live action con le brutte coreografie dei combattimenti e gli evidenti make-up in lattice allora il danno è completo. Un vero peccato perchè la regia dei film asiatici riserva sempre qualche sorpresa e Debiruman non è da meno. Alcune inquadrature sono davvero interessanti e la parte finale è assolutamente priva di concessioni. Probabilmente lo stato d'animo di Nasu (deceduto per cancro poco dopo il film) ha influito non poco sull'atmosfera generale. Occasione mancata, specie se confrontato con l'interessante Kyashan: la rinascita uscito lo stesso anno.
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