venerdì 5 settembre 2008

Il Cavaliere oscuro



Arriva un nuovo criminale a Gotham city. Si muove claudicante come Keyser Soze, il diavolo machiavellico, quieto ma spaventoso, lo chiamano Joker "perchè si trucca la faccia, tipo segni di guerra". Per Batman, Gordon e il procuratore Harvey Dent comincia una battaglia che porterà finalmente il dubbio filosofico nelle pellicole dedicate al cavaliere oscuro: Può una forza esprimersi senza la sua reazione uguale e contraria? Ed ecco dunque questo pagliaccio, mai stanco, sul campo quanto Batman, venuto da chissà dove, senza motivazioni personali. Un getto di lava dall'inferno su Gotham per dimostrare che non esiste ordine senza caos e che il solo modo di vivere è farlo privi di regole. Il Joker è attivo, tanto pronto quanto la sua nemesi. Incarna il caos assoluto proprio perchè non ci racconta il suo passato, ci deride chiedendoci di sorridere. Perchè sei così serio? Ci grida dallo schermo pronto ad uccidere. La sue venuta è causata dalla presenza stessa di Batman, per il principio di azione e reazione lui nasce per ripristinare l'equilibrio delle cose. Senza il cavaliere oscuro a sventare i suoi piani si annoierebbe. Il teatro del duello è una Gotham reale, non più gotica, oscura e citazionista bensì una città (buffo però usare Chigago, luogo eterno del noir, genere che aveva ispirato il Batman di Burton!) come se ne vedono tante. Reale come la rapina che apre il film, dove ci si aspetta quasi che compaia De Niro dietro la maschera del ladro. Il film ha un ritmo forsennato, ma forse si confonde verso il finale mettendo troppa carne al fuoco. Il finale infatti diviene palcoscenico assoluto del Ledger-Joker impegnato a declamare, a scolpire l'ideale del suo intento. E' un vero artista dell'anarchia. Sincero tanto da confondere, da coinvolgere, sincero tanto da avere innumerevoli spiegazioni da offrire. E' il male, quasi imbattibile. Per questo banale. Sarò impopolare ma quando un personaggio del genere tocca tutti quanti significa che potrebbe essere mediocre. Chiamo a testimoniare Hanna Arendt, una filosofa tedesca che scrisse circa Adolf Eichmann: "La mia affermazione è che il male non è mai "radicale", ma soltanto estremo e che non possegga nè la profondità ne una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perchè cresce in superficie come un fungo. Esso sfida il pensiero, perche il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici e nel momento in cui cerca il male è frustrato perchè non trova nulla. Questa è la sua banalità". E' dunque dal cavaliere oscuro e dalla sceneggiatura dell'altro Nolan che ci si aspettano le risposte vere , il senso e la profondità filosofica ma questo non accade fino in fondo. Proprio quando si poteva rompere l'ovvia (perchè tanto semplice!) fascinazione nei confronti del malvagio il film resta sospeso. Nonostante le critiche favorevoli manca quindi ancora qualcosa ai due Batman di Christopher Nolan per farli divenire dei film completi. Sono complessi e notevoli sotto molti punti di vista e tuttavia falliscono il bersaglio proprio quando devono arrivare al punto. Non so se Batman sarà mai in grado di uscire dalla maschera ed offrire qualcosa di più che la sua eterna rabbia. Dal mio punto di vista il Joker (e non il Joker di Ledger) vince sempre, non importa chi lo interpreti; perchè ci trascina, ci ipnotizza. Come entrare nel tunnel dell'orrore con il cuore che batte per vedere, dare una sbirciatina ai luoghi proibiti. Batman è costretto nell'ombra, non si rivela e non risulta simpatico. Non ha l'energia macabra del clown e non ha nulla da offrire se non la punizione, concetto privato, condannato persino dalla giustizia. Il Batman finale sarà quello realmente caduto, sarà quello che saprà rispondere con sincerità ad una società (la nostra!) che venera pericolosamente il male.


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