martedì 16 settembre 2008

La leggenda degli uomini straordinari


Tempi strani qui da noi. La politica è ormai chiave di interpretazione per qualunque evento (esplodono gli ospedali ne Il cavaliere oscuro? ci si vede una critica alla linea degli Stati Uniti) e tale fenomeno porta al mutamento nel titolo di questo film che dall'originale La "Lega" degli straordinari gentlemen si trasforma nel più scontato La leggenda degli uomini straordinari. Ma noi, in questo particolare caso, siamo solo l'ultima goccia di una mutazione inspiegabile avvenuta al passaggio dalla carta allo schermo. Dobbiamo dire che ricostruire il felice esperimento di Alan Moore non era cosa facile. La graphic novel (con Kevin O'neil alle matite!) è un pastiche ottimamente riuscito, geniale nei dialoghi e dunque prezioso. La storia sembrerebbe soltanto un gioco che il mago di Northampton ricama con astuzia ma con una seconda lettura ci si accorge che la sua cura spaventa ed è in ogni infinitesimale dettaglio. Si va dai pacchetti di cerini ai manifesti, dai quadri elettrici alle vie di Limehouse. Per ricostruire il mondo che Moore inventa, mischiando Poe, Haggard, Stoker, Verne, Wells, Doyle e Stevenson sarebbe stato utile avere una come Catherine Martin alla scenografia e certo un regista più esperto. Strano poi che le aggiunte di James Dale Robinson fossero così fuori luogo: cosa c'entra, con la letteratuta che Moore decise di selezionare, un personaggio come Tom Sayer? Eppure James viene proprio dai fumetti. Stephen Norrington poi, sarà un abile effettista ma certo non aveva questa grande esperienza come regista. Era uscito da Blade con la sufficienza ma il suo primo film (Death Machine) si poteva ben definire un disastro totale. Il film parte bene e poi scade nel solito blockbuster che per accontentare tutti viaggia nella più assoluta mediocrità. Neppure Connery (Allan Quatermain) sembra del tutto convinto nonostante la forma fisica. Ancora una volta si commette un peccato. Si parte da un lavoro eccellente e si finisce per togliere elementi, per ammorbidire o rendere comprensibile ai più scadendo nella banalità. Se non esistesse l'opera di Moore e O'Neil sarebbe un film passabile ma visto che le votazioni vengono assegnate anche in base alle similarità con il lavoro originario dobbiamo abbassare il punteggio.

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